Vinitaly ha festeggiato i suoi 35 anni di vita con 3300 espositori accorsi da 21 paesi nella città di Romeo e Giulietta. E i motivi per stare allegri ci sono eccome, considerando il giro d’affari mosso dal vino: più di 3000 miliardi nel 2000, con previsioni di raddoppio per il 2005.

Per orientarci nel mare magnum dei vini nostrani, ci siamo rivolti a tre esperti del settore: Roberto Messini, giornalista e riferimento per l’Italia della rivista internazionale "Vinum", oltre che consulente a livello nazionale di importanti aziende vinicole; Giancarlo Moretto, agente di commercio, e Massimo Pastura Barbero, titolare dell’azienda vinicola "Cascina La Ghersa", in Piemonte.

IP: E’ vero che in Italia siamo di fronte a una riscossa dei vini bianchi sui rossi?
Roberto Messini: In realtà è prematuro parlare di una riscoperta dei bianchi. Credo che il gusto per il vino bianco ritornerà, sulla scia della voglia di bere qualcosa di più semplice e fresco, ma per ora i rossi rimangono vincenti.
Giancarlo Moretto: Non è vero, o almeno non ancora. I rossi continuano a predominare, sempre e comunque.
Massimo Pastura Barbero: Credo che il boom dei bianchi sia più che altro una "montatura" dei media. Le richieste alla mia azienda, per esempio, sono sull’ordine dell’80% di vini rossi e 20% di bianchi. Un dato che si commenta da se’, no?

IP: Un vino rivelazione?
Roberto Messini: Tra i tanti segnalerei il Brunello di Montalcino dell’azienda agricola Casanova di Neri, in Toscana.
Giancarlo Moretto: I vini bianchi dell’azienda vitivinicola Planeta, in Sicilia.
Massimo Pastura Barbero: I vini dell’azienda San Michele Appiano, in Trentino. Soprattutto quelli del ’99.

IP: Conferme e tendenze?
Roberto Messini: Negli ultimi tempi c’è stato un notevole miglioramento qualitativo dei vini (soprattutto dei rossi) a scapito del vino "di tutti i giorni". Il panorama, in generale, è caratterizzato da forte concorrenza tra le aziende e da un crescente interesse nei confronti dei vini del Sud, un tempo considerati vini "da taglio", da utilizzare per migliorare quelli di altre regioni. Oggi non è più così: al Sud stanno investendo anche grandi nomi come Antinori e Mezzocorona, attratti dal sole e dalla possibilità di produrre buoni vini a costi più contenuti.
Giancarlo Moretto: Il Sud sta vivendo già da qualche anno un grande boom. Il rapporto qualità/prezzo dei vini è molto buono; inoltre, la produzione si concentra spesso su vini autoctoni, in linea con la tendenza che asseconda la tipicità del prodotto di un certo territorio. Qualche nome? Oltre al già citato Planeta, Cirò in Calabria o Funtanaliras, in Sardegna, famosa per la produzione del Vermentino di Gallura.
Massimo Pastura Barbero: Dal punto di vista delle vendite, si conferma il grande interesse da parte degli stranieri: pensate che esporto ben il 60% della mia produzione all’estero, soprattutto Svizzera e Germania. La tipologia dei consumatori? Sempre più numerosi sono gli appartenenti ai ceti di estrazione medio-alta, con un’età compresa tra i 30 e i 40 anni.

Una breve parentesi merita il connubio vino-turismo, per cui si parla di numeri da ubriacatura: sarebbero infatti ben 11 milioni, secondo una recente ricerca del Censis Veronafiere, gli italiani che organizzano le proprie vacanze in funzione di Bacco. Questo boom dell’enoturismo ha spinto diverse regioni a organizzare dei veri e propri percorsi – le Strade del Vino – in cui, sulla scia del dolce nettare, si riscoprono le bellezze del territorio.
Prima di partire, possiamo informarci e curiosare in questo inebriante mondo affidandoci a diverse guide anche virtuali, come quella di Slow Food, del portale Tigulliovino.it o di Velier, ditta genovese che ci organizza anche l’incontro con il nostro produttore preferito. Cliccare per credere.