L'Emilia Romagna in quattro ciak
Il cinema racconta l'Emilia Romagna in quattro microfilm. Prospettive diverse e un unico trait d'union: la Via Emilia
L’Emilia Romagna si svela percorrendo i chilometri della Via Emilia in quattro microfilm: il racconto di Lucarelli, che in Segni particolari snocciola dati sugli abitanti e il loro modo di vivere e di lavorare, e sull’economia di una regione ricca e ancora – almeno in parte -semplice; la lunga confessione dell’ottimista Tonino Guerra - con il suo passato di sceneggiatore di Fellini e Antonioni - che in Due o tre cose che so di lei parla di se’ e della sua Romagna come sa fare un poeta; Bologna Bologna, biografia del capoluogo con parole e immagini di Roberto Roversi, storico gestore di una libreria antiquaria nel cuore della città (in questo episodio compare anche un’immagine di Pier Paolo Pasolini); le parole itineranti di Gianni Celati, che in Mondonuovo viaggia tra Modena e la sua provincia, Ferrara e le Valli di Comacchio che profumano già di mare, ripercorrendo tratte e tratti di strada già visti e visitati vent’anni prima insieme al fotografo Luigi Ghirri.
Prospettive e occhi diversi per descrivere una realtà sfaccettata e a volte contraddittoria, sospesa tra radici contadine e modernità, campi coltivati e filari di pioppi, casali avvolti nella nebbia e centri commerciali. Descrive bene Bologna il cantautore bolognese Francesco Guccini, parlandone come di una “una vecchia signora coi fianchi un po’ molli...una donna emiliana di zigomo forte...che sa dov’è il sugo del sale...una ricca signora che fu contadina...”. Guccini si riferisce alla sua Bologna di cantautori e osterie, ma la stessa immagine, forte e mai sfacciata, si adatta bene anche a quella di una regione dalla personalità forte e complessa.