A Mantova il Circo Bidone per una due-giorni di poesia
Al Festival della Letteratura di Mantova due giorni di semplice poesia con i precursori del 'nouveau cirque'
Il 5 e 6 settembre scorsi Mantova ha ospitato uno strano circo, con pochi artisti e animali, carrozzoni di legno colorato con gerani alle finestre. Nessun lustrino e tanti echi felliniani. E il circo della poesia, raccontato un po in francese il suo ideatore è François Rauline - e un po in italiano. Ma soprattutto in un linguaggio solo suo, del circo, che gioca sul contatto con il pubblico raccogliendo leredità della commedia dellarte, umanizzando o animalizzando gli oggetti più comuni, umanizzando animali e animalizzando gli uomini, trasformando in strumenti musicali rudimentali attrezzi da falegname.
Tra cabaret, teatro e musica rivive la forma più vera di fantasia costruendo mondi magici dal nulla o dal poco: il giocoliere uomo-foca che amoreggia acrobaticamente con piccole sfere bianche; la corda che diventa serpente e cappio intorno a cui il funambolico uomo-ragno si attorciglia e vola, o luomo-folletto che fa danzare tre bastoni a tempo di musica. La musica è magica e sempre presente con un trio rumeno che richiama atmosfere gitane, balcaniche, sonorità arabe e anche la migliore tradizione della canzone francese, rispolverando inusitati strumenti e improbabili citazioni (Mission Impossible con la fisarmonica, colonna sonora di una gag su un letto di chiodi).
Come in ogni circo che si rispetti, non manca il clown sorriso amaro e risata tra lallegro e il sarcastico - e gli animali: niente leoni o bestie feroci, ma solo galline, scimmiette, papere e un cavallo bianco, che, per quanto domati, addomesticati e umanizzati, non perdono la loro spontanea animalità per dare vita a storie che muovono anche dagli escrementi di gallina. E vi sembra poco?
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