Il gusto amaro delle imitazioni in tavola
Quali sono i prodotti italiani piu' imitati al mondo? Chi sono i Paesi che lo fanno in maniera piu' sistematica? Un rapporto della Coldiretti ci lascia l'amaro in bocca
Esiste un sistema internazionale in grado di garantire unefficace tutela contro lusurpazione e lutilizzazione abusiva delle indicazioni geografiche? Se la Coldiretti lo ha reclamato ancora una volta allultimo vertice del WTO di Doha, significa purtroppo che la risposta alla nostra domanda è no.
E lunga la lista dei prodotti tipici italiani che continuano a subire i soprusi degli agropirati internazionali che chiamano formaggi, pomodori o vini utilizzando nomi e denominazioni che nulla hanno a che vedere con gli originali. E molti lo fanno su Internet, come antigocheese.com, su cui si trovano "Parmesan", "Pecorino Romano" e pure "Asiago", tutti rigorosamente prodotti in Wisconsin. Per trovare invece mascarpone Bel Gioioso, Crotonese e Parmesan cheese con crosta nera (?) puntate il browser su riccardosmarket.com. E questi sono solo due esempi.
Secondo Coldiretti il Parmigiano Reggiano resta il prodotto italiano più piratato al mondo, mentre è probabilmente il Canada il Paese che più di tutti smercia nostre imitazioni: dal grana allo stracchino, dal prosciutto di Parma ai salami genovesi, calabresi e di Milano. Gli Stati Uniti invece risultano molto attenti ai vini, allolio doliva, allaceto balsamico e ai derivati del pomodoro. Su questo sito infatti si vendono pomodori San Marzano, e vi si aggiunge con orgoglio che "i semi di questo particolare pomodoro sono stati trasportati nella soleggiata California per avere il risultato di un frutto dolce e profumato".
Sono 117 le denominazioni italiane riconosciute su un totale comunitario di 577. Si tratta - precisa la Coldiretti - di 30 formaggi, 30 ortofrutticoli e cereali, 25 oli doliva, 25 prodotti a base di carne, 2 prodotti della panetteria, 2 condimenti, 2 carni e 1 olio essenziale. Sul piano economico il paniere italiano dei marchi di origine protetta, vini esclusi, significa un valore di 5.500 miliardi alla produzione agricola che sviluppa circa 14.000 miliardi di valore al consumo con oltre 300.000 addetti.
E lunga la lista dei prodotti tipici italiani che continuano a subire i soprusi degli agropirati internazionali che chiamano formaggi, pomodori o vini utilizzando nomi e denominazioni che nulla hanno a che vedere con gli originali. E molti lo fanno su Internet, come antigocheese.com, su cui si trovano "Parmesan", "Pecorino Romano" e pure "Asiago", tutti rigorosamente prodotti in Wisconsin. Per trovare invece mascarpone Bel Gioioso, Crotonese e Parmesan cheese con crosta nera (?) puntate il browser su riccardosmarket.com. E questi sono solo due esempi.
Secondo Coldiretti il Parmigiano Reggiano resta il prodotto italiano più piratato al mondo, mentre è probabilmente il Canada il Paese che più di tutti smercia nostre imitazioni: dal grana allo stracchino, dal prosciutto di Parma ai salami genovesi, calabresi e di Milano. Gli Stati Uniti invece risultano molto attenti ai vini, allolio doliva, allaceto balsamico e ai derivati del pomodoro. Su questo sito infatti si vendono pomodori San Marzano, e vi si aggiunge con orgoglio che "i semi di questo particolare pomodoro sono stati trasportati nella soleggiata California per avere il risultato di un frutto dolce e profumato".
Sono 117 le denominazioni italiane riconosciute su un totale comunitario di 577. Si tratta - precisa la Coldiretti - di 30 formaggi, 30 ortofrutticoli e cereali, 25 oli doliva, 25 prodotti a base di carne, 2 prodotti della panetteria, 2 condimenti, 2 carni e 1 olio essenziale. Sul piano economico il paniere italiano dei marchi di origine protetta, vini esclusi, significa un valore di 5.500 miliardi alla produzione agricola che sviluppa circa 14.000 miliardi di valore al consumo con oltre 300.000 addetti.