Nell'occhio del design
In questo luglio di fuoco, chi rimane - o si reca - a Milano puo' approfittarne per trasformare la canicola estiva in un'ottima occasione per perlustrare in rara tranquillita' luoghi affascinanti come la Triennale
Ma ci sono anche altri buoni motivi per cui vale la pena visitarla. Per dare un’occhiata alla struttura, innanzi tutto: battezzata nel 1923 e progettata dall’architetto Giovanni Muzio, è caratterizzata da forme pulite e funzionali, semplici e luminose. Ha sede nel Palazzo dell’Arte, a due passi dal Castello Sforzesco e nel cuore di Parco Sempione, rara isola verde della città. Al suo interno ha messo lo zampino anche Gae Aulenti, artefice dell’allestimento della Galleria dell’Architettura.
Nata nel nome dell’anti-convenzionalità, la Triennale ha da sempre strizzato l’occhio alla ricerca e alle soluzioni di sperimentazione e frontiera, attraverso allestimenti ad hoc e gli spazi espositivi permanenti: la Galleria Storica - che valorizza la fisionomia del progetto di Muzio – e la Rete Archivi Piani Urbanistici (RAPu), che raccoglie su supporto informatico tutti i piani urbanistici italiani dall'Unità agli anni Settanta. Chi fosse interessato invece alla Collezione Permanente del Design Italiano, in passato esposta al piano superiore dell’edificio, deve alzare i tacchi e dirigersi verso il Campus universitario della Bovisa. Oppure seguirla in giro per il mondo: la Collezione è infatti diventata itinerante, attraverso mostre tematiche o monografiche.
Perché andarci proprio ora?
Non vi basta? Allora c’è un altro (buon) motivo per cui visitare la Triennale ora: nella sezione Effetti Collaterali è stata allestita (e rimarrà in piedi fino al 22 settembre) la mostra fotografica ‘Nomad - Visione della Metropoli Contemporanea’. Il cuore dell’esposizione è il rapporto tra spazio urbano e paesaggio focalizzato grazie all’obiettivo di tre fotografi emergenti, Armin Linke, Francesco Jodice e Olivo Barbieri. Una mostra-reportage, che indaga nei processi di urbanizzazione, insediamento e intervento, spaziando da un angolo all’altro del pianeta. Il tutto, con un ruolo attivo dei visitatori grazie alle ‘macchine da visione’ realizzate da tre giovani progettisti e che consentono un rapporto diretto con le immagini. Insomma, c’è materiale su cui pensare e agire.
Milano, non a caso
Non è un caso che la Triennale abbia radici nella città meneghina: chi ha sete di design, può partire da qui e farsi un giro in Lombardia, distretto italiano di questa ‘specialità’. Qualche esempio? Arflex con le sue poltrone, perfetto mix di tecnologia (grazie anche alle imbottiture e al contesto produttivo della Pirelli) e linguaggio creativo; Brionvega con la famosissima radio a cubo; le lampade ad arco dei Fratelli Castiglioni e la celeberrima macchina da scrivere firmata da Ettore Sottsass per la Olivetti. Più di così…