Passaggio a nord-est
A Montebelluna, vicino a Treviso, c'e' il Museo dello Scarpone: un viaggio unico in una tradizione artigianale (e industriale) tutta italiana
In periodo di settimane bianche, è d’obbligo uno sguardo a nord-est: gli appassionati di sci e, in generale, di montagna, troveranno in quel Veneto - già sovrano incontrastato dell’occhiale - il miglior pane per i loro denti. Questa volta è Treviso a dettare legge in materia di scarponi e di calzature sportive, da montagna e non. Da queste parti hanno sede giganti come Tecnica e Nordica, oltre a una serie di altre aziende che rappresentano il cuore calzaturiero della Penisola. Non a caso, a pochi chilometri da Treviso, a Montebelluna, in un’antica villa veneta del XVI secolo recentemente restaurata (Villa Zuccareda Binetti) ha sede la Fondazione Museo dello Scarpone e della Calzatura Sportiva. ItaliaPlease ha intervistato uno dei responsabili, Marco Mancin, per capire meglio di cosa si tratta.
IP: Com’è nata l’idea della vostra Fondazione?
Marco Mancin: La Fondazione è nata grazie all’impegno delle aziende che formano il distretto calzaturiero Montebellunese. Ad un certo punto si è avvertita l’esigenza di ‘storicizzare’ quanto era stato fatto dall’inizio dell’Ottocento - epoca a cui risalgono i primi scarponi da montagna - ai nostri giorni, giorni in cui Montebelluna è leader mondiale nella produzione di una vasta gamma di calzature per lo sport, da montagna e non.
IP: Tra gli scarponi da sci, quali sono i vostri ‘pezzi forti’?
Marco Mancin: Senza dubbio gli scarponi con cui Alberto Tomba ha vinto quello che ha vinto e quelli calzati anni addietro da Zeno Colò per le sue imprese. Entrambi i campioni calzavano made in Montebelluna. Un pezzo particolare è poi lo scarpone da montagna con cui Ardito Desio ha scalato il K2 nel 1954. Da non dimenticare il pittoresco "scarpone gigante": riproduzione esatta di uno scarpone da sci degli anni Cinquanta, lungo più di un metro e pesante più di un quintale!
IP: A che anno risale il primo ‘esemplare’ di scarpone da sci esposto nel vostro Museo?
Marco Mancin: I primi modelli di scarpone da sci vero e proprio risalgono agli anni Trenta, anche se è difficile stabilire quale sia in assoluto il primo esempio poiché in quel periodo molti cominciarono a produrli industrialmente. Noi abbiamo dedicato anche una sala specifica all’avvento dello sci come sport di massa.
IP: Esiste un ‘visitatore-tipo’ del Museo?
Marco Mancin: Abbiamo diverse tipologie di visitatori: dalle scolaresche, tra cui tesisti e studiosi - interessati ai testi della biblioteca della Fondazione, unica nel settore - e designer, tecnici, grafici e creativi in generale, che in queste sale vengono a cercare idee e ispirazioni.
IP: Un consiglio ai potenziali visitatori su dove mangiare (magari prodotti tipici della zona) e dormire, a Montebelluna e dintorni?
Marco Mancin: Proprio a ridosso di Montebelluna c’è il Montello, un colle alto circa sessanta metri che si estende per chilometri. Basta imboccare una qualsiasi delle sue vie - le cosiddette "prese" - per imbattersi in caratteristici agriturismo dove poter gustare le specialità tipiche della zona. Senza esagerare, ce ne sarà uno ogni 200 metri, quindi non c’è che l’imbarazzo della scelta!
Cultura, tradizioni, gastronomia...Di ragioni per puntare in direzione nord-est ce n’è più d’una. Senza dimenticare il classico tour delle ville venete. Non resterete delusi.