Moda in Italy: le anime migranti di Moreno Ferrari
Nascono da un angolo di Liguria le idee di abiti per nuovi nomadi. A crearli e' Moreno Ferrari, stilista del movimento
Anime migranti, per scelta o per forza. Moreno Ferrari, stilista-designer di La Spezia, interpreta e anticipa le esigenze dei ‘nuovi nomadi’ proponendo armadi portatili, mantelle che si trasformano in tende, giacche che diventano poltrone, abiti-cellule in plastica, rifugio per i clochard.
Da questo luminoso angolo di Liguria Ferrari fa partire il suo lavoro di ricerca sui materiali (ama l’arte del riciclo) e sulle forme sposando la tradizione al futuro, l’artigianato alla plastica e conciliando la contraddizione tra movimento e desiderio di stabilità. L’abito diventa quindi un guscio personale e flessibile che identifica e protegge chi lo indossa, diventando specchio di una identità individuale e al tempo stesso interfaccia con il mondo.
Dalla poesia di luoghi come le Cinque Terre, Lerici e Portovenere, e da Genova (“la più lunga città del mondo”), Moreno Ferrari pesca a piene mani nella poesia della strada e del viaggio, inteso al tempo stesso come finalità e necessità, “motore propulsivo e propositivo”, inventando gusci flessibili e magiche valigie dell’attore che si schiudono come cappelli a cilindro.
Il viaggio (reale e metaforico) significa partire dal conosciuto per arrivare chissà dove, “lasciando la propria impronta”.
Lo stilista prova a dotarci di tutti gli strumenti per renderci viaggiatori autosufficienti e per non perdere la nostra creatività: ecco allora che un serpentone di plastica recuperato per strada diventa collana hawaiiana; una mantella si trasforma in aquilone e la musica diventa parte integrante del nostro percorso, grazie al moderno pastrano con lettore CD incorporato, da indossare per viaggiare volando sulle note della nostra musica preferita.
Da questo luminoso angolo di Liguria Ferrari fa partire il suo lavoro di ricerca sui materiali (ama l’arte del riciclo) e sulle forme sposando la tradizione al futuro, l’artigianato alla plastica e conciliando la contraddizione tra movimento e desiderio di stabilità. L’abito diventa quindi un guscio personale e flessibile che identifica e protegge chi lo indossa, diventando specchio di una identità individuale e al tempo stesso interfaccia con il mondo.
Dalla poesia di luoghi come le Cinque Terre, Lerici e Portovenere, e da Genova (“la più lunga città del mondo”), Moreno Ferrari pesca a piene mani nella poesia della strada e del viaggio, inteso al tempo stesso come finalità e necessità, “motore propulsivo e propositivo”, inventando gusci flessibili e magiche valigie dell’attore che si schiudono come cappelli a cilindro.
Il viaggio (reale e metaforico) significa partire dal conosciuto per arrivare chissà dove, “lasciando la propria impronta”.
Lo stilista prova a dotarci di tutti gli strumenti per renderci viaggiatori autosufficienti e per non perdere la nostra creatività: ecco allora che un serpentone di plastica recuperato per strada diventa collana hawaiiana; una mantella si trasforma in aquilone e la musica diventa parte integrante del nostro percorso, grazie al moderno pastrano con lettore CD incorporato, da indossare per viaggiare volando sulle note della nostra musica preferita.