A Bruxelles la mostra "Aluminium by design" parla anche un po' italiano
Fino all'11 maggio la Wielemans House, nel cuore di Bruxelles, ospita una mostra molto particolare: protagonista e' l'alluminio, con la sua storia e i suoi usi quotidiani. Spesso non cosi' evidenti...
Certo che l’alluminio ne ha fatta di strada: dalla sua prima apparizione pubblica, nel 1855 all’Esposizione di Parigi, al suo utilizzo come materiale raro e prezioso o come materiale bellico e di uso quotidiano, fino ad essere oggetto di corteggiamento da parte di designer e artisti. La mostra in programma fino all’11 maggio a Bruxelles rende giustizia al carattere imprevedibile di questo materiale, mostrandocelo nelle sue diverse facce.
Cosa c’entra l’Italia, in tutto questo? C’entra, perchè il “contenitore” della mostra è la Wielemans House, edificio degli anni Venti acquistato e restaurato nel 1997 - sotto l’occhio vigile delle Belle Arti - dal gruppo assicurativo Generali Belgium, “costola” dell’italiana Le Generali. Tanto di cappello ad un’operazione che si è meritata anche il “Premio Speciale della Giuria” della Fondazione Prométhéa come miglior sponsorizzazione culturale del 1997. La gestione delle attività è stata quindi affidata a art media, associazione no-profit creata ad hoc da Generali Belgium e dall’italiana Villaggio Globale, società di Treviso specializzata nell’organizzazione di eventi culturali.
Già solo l’edificio vale una visita: in sè, e per l’effetto di contrasto con l’architettura belga. Infatti vi troverete davanti un esempio di art déco spagnola in piena regola, un angolo di Andalusia con grandi vetrate, un ampio patio, azulejos e un meraviglioso giardino.
Un materiale, tanti usi
L’esposizione - che arriva dal Carnegie Museum of Art di Pittsburgh, e approderà presto a Parigi – punta i riflettori su circa 150 oggetti, organizzati per piani tematici e “modalità d’uso”, che ci mostra l’utilizzo di uno dei materiali più polivalenti in circolazione: dall’impiego nel settore dei trasporti agli oggetti di uso quotidiano (tra cui l’aspirapolvere Electrolux, classe 1937, ancora perfettamente funzionante), dagli strumenti musicali al mobilio, dai vestiti fino agli accessori e ai gioielli della collezione Jean Plateau – porta-sapone, rasoi, bracciali e anelli, prodotto della creatività dei soldati durante la Seconda Guerra Mondiale. La mostra si concede anche lo spazio sia per creazioni improbabili e di dubbia indossabilità - come il vestito in placche di alluminio firmato Paco Rabanne e dedicato all’Atomium di Bruxelles – che per oggetti legati alla dimensione ludica, come il circo di statuine della collezione Plateau. Di grande effetto la chaise longue di Marc Newson – come una gigantesca e fluida goccia di mercurio – e la stanza dedicata alle sedie, prodotti di design inteso anche come strumento di utilità e funzionalità e firmati da “mostri sacri” tra cui Gio Ponti, Ron Arad e l’argentino Jorge Pensi.
La mostra – sponsorizzata anche dall’Associazione Europea dell’Alluminio - è un omaggio alla leggerezza, alla resistenza e al carattere di un materiale poco invadente, che spesso non si rivela subito, e all’attualità del design con cui viene plasmato secondo esigenze e stati d’animo diversi, e riadattato in modi imprevedibili e fantasiosi: è il caso della sinuosa e coloratissima chaise longue realizzata interamente con lattine riciclate. L’ultimo scorcio di mostra è quasi un’istantanea cinematografica: una sedia disegnata da Philip Starck in omaggio al regista Wim Wenders, a ricordarci che anche con un materiale apparentemente freddo si può sognare.
Cosa c’entra l’Italia, in tutto questo? C’entra, perchè il “contenitore” della mostra è la Wielemans House, edificio degli anni Venti acquistato e restaurato nel 1997 - sotto l’occhio vigile delle Belle Arti - dal gruppo assicurativo Generali Belgium, “costola” dell’italiana Le Generali. Tanto di cappello ad un’operazione che si è meritata anche il “Premio Speciale della Giuria” della Fondazione Prométhéa come miglior sponsorizzazione culturale del 1997. La gestione delle attività è stata quindi affidata a art media, associazione no-profit creata ad hoc da Generali Belgium e dall’italiana Villaggio Globale, società di Treviso specializzata nell’organizzazione di eventi culturali.
Già solo l’edificio vale una visita: in sè, e per l’effetto di contrasto con l’architettura belga. Infatti vi troverete davanti un esempio di art déco spagnola in piena regola, un angolo di Andalusia con grandi vetrate, un ampio patio, azulejos e un meraviglioso giardino.
Un materiale, tanti usi
L’esposizione - che arriva dal Carnegie Museum of Art di Pittsburgh, e approderà presto a Parigi – punta i riflettori su circa 150 oggetti, organizzati per piani tematici e “modalità d’uso”, che ci mostra l’utilizzo di uno dei materiali più polivalenti in circolazione: dall’impiego nel settore dei trasporti agli oggetti di uso quotidiano (tra cui l’aspirapolvere Electrolux, classe 1937, ancora perfettamente funzionante), dagli strumenti musicali al mobilio, dai vestiti fino agli accessori e ai gioielli della collezione Jean Plateau – porta-sapone, rasoi, bracciali e anelli, prodotto della creatività dei soldati durante la Seconda Guerra Mondiale. La mostra si concede anche lo spazio sia per creazioni improbabili e di dubbia indossabilità - come il vestito in placche di alluminio firmato Paco Rabanne e dedicato all’Atomium di Bruxelles – che per oggetti legati alla dimensione ludica, come il circo di statuine della collezione Plateau. Di grande effetto la chaise longue di Marc Newson – come una gigantesca e fluida goccia di mercurio – e la stanza dedicata alle sedie, prodotti di design inteso anche come strumento di utilità e funzionalità e firmati da “mostri sacri” tra cui Gio Ponti, Ron Arad e l’argentino Jorge Pensi.
La mostra – sponsorizzata anche dall’Associazione Europea dell’Alluminio - è un omaggio alla leggerezza, alla resistenza e al carattere di un materiale poco invadente, che spesso non si rivela subito, e all’attualità del design con cui viene plasmato secondo esigenze e stati d’animo diversi, e riadattato in modi imprevedibili e fantasiosi: è il caso della sinuosa e coloratissima chaise longue realizzata interamente con lattine riciclate. L’ultimo scorcio di mostra è quasi un’istantanea cinematografica: una sedia disegnata da Philip Starck in omaggio al regista Wim Wenders, a ricordarci che anche con un materiale apparentemente freddo si può sognare.