Caffe' e tea visti da Alessi
Il tea e il caffe' visti da un celebre italiano: Alessi e il nuovo progetto "Tea & Coffee Towers"
Uno dei più noti nomi italiani di design, Alberto Alessi, patron dell’omonima azienda di Crusinallo fondata da suo nonno nel 1921, rispolvera la caffettiera e la teiera e le reinventa nel nome dell’architettura. Il tema è quello del rapporto estetico o emozionale con la nozione di torre, rivisto e proposto da 22 designer provenienti da tutto il mondo, quasi tutti appartenenti alla generazione post-bellica.
Il progetto “Tea & Coffee Towers” - presentato con grande successo al recente Salone Internazionale del Mobile alla Triennale di Milano – non è comunque una novità assoluta: 20 anni fa lo stesso Alessi aveva proposto la collezione “Tea & Coffee Piazzas”, nel tentativo di dare una sferzata di energia al design italiano, che stava vivendo un momento di “stanca”. Obiettivo, ora come allora, era ed è quello di sposare design ed architettura, aprendo il campo ad esperienze e sensibilità diverse e partendo da un oggetto convenzionale e potenzialmente non molto interessante dal punto di vista produttivo.
Il risultato? La convenzionalità viene scardinata con la creazione di oggetti-simbolo, realizzati a mano e impossibili da riprodurre. Una sfida alla serialità tipica di un prodotto convenzionale, e un modo per valorizzare proprio ciò che agli occhi del pubblico appare più convenzionale e scontato, facendone un oggetto da collezione.
Non solo metallo
Le novità? I materiali, innanzi tutto: non più solo metallo, ma anche plastica, legno e ceramica. E, rispetto al 1983, l’utilizzo massiccio della grafica computerizzata, che permette di realizzare forme impensate fino a qualche anno fa e di riprodurle in serie senza rinunciare all’espressività artistica: dallo stagno circolare dell’architetto giapponese Toyo Ito ai monoliti primordiali di Wiel Arets: 22 modi e occhi diversi di vedere lo stesso mondo.
Il progetto “Tea & Coffee Towers” - presentato con grande successo al recente Salone Internazionale del Mobile alla Triennale di Milano – non è comunque una novità assoluta: 20 anni fa lo stesso Alessi aveva proposto la collezione “Tea & Coffee Piazzas”, nel tentativo di dare una sferzata di energia al design italiano, che stava vivendo un momento di “stanca”. Obiettivo, ora come allora, era ed è quello di sposare design ed architettura, aprendo il campo ad esperienze e sensibilità diverse e partendo da un oggetto convenzionale e potenzialmente non molto interessante dal punto di vista produttivo.
Il risultato? La convenzionalità viene scardinata con la creazione di oggetti-simbolo, realizzati a mano e impossibili da riprodurre. Una sfida alla serialità tipica di un prodotto convenzionale, e un modo per valorizzare proprio ciò che agli occhi del pubblico appare più convenzionale e scontato, facendone un oggetto da collezione.
Non solo metallo
Le novità? I materiali, innanzi tutto: non più solo metallo, ma anche plastica, legno e ceramica. E, rispetto al 1983, l’utilizzo massiccio della grafica computerizzata, che permette di realizzare forme impensate fino a qualche anno fa e di riprodurle in serie senza rinunciare all’espressività artistica: dallo stagno circolare dell’architetto giapponese Toyo Ito ai monoliti primordiali di Wiel Arets: 22 modi e occhi diversi di vedere lo stesso mondo.