Dimenticato Ponente di curiosita' e misteri
A Cervo non si vede una Madonna, a Seborga c'e' uno Stato che non esiste, e dopo le montagne c'e' un formaggio che e' una leggenda
IM non è la targa di Imola, anche se è vero che come città Imperia, fusione di 11 comuni avvenuta nel 23 sotto Mussolini, è molto più giovane della cittadina emiliana. Il più importante di questi 11 comuni è Oneglia, sede dellimportante Museo dellOlio allestito dai celebri Fratelli Carli nella loro azienda di via Garessio. Ricco di oggetti rari, il museo percorre una storia di commerci, utensili e ottimi sapori.
Prima di inoltrarci nellentroterra, una breve visita alla vicinissima Cervo, un borgo che vanta la splendida chiesa dei Corallini, il maggior monumento barocco della Liguria di Ponente. La chiesa ha una particolarità: dallAurelia vi si scorge arroccata unimponente statua della Madonna che, una volta sotto ledificio, scompare misteriosamente dalla vista. Incredibile.
Incredibile come il villaggetto abbarbicato sulle prime montagne alle spalle di Bordighera che vanta una presunta indipendenza sullo Stato italiano grazie a un vecchio cavillo burocratico risalente allUnita dItalia. Il Principato di Seborga (14 kmq) ha le sue guardie di frontiera, il suo reggente (Giorgio Pistone, ribattezzato Giorgio I) e la sua moneta (1 luigino = 6 USA $) che i 362 abitanti (ma perche no, anche i turisti) possono spendere in uno dei due bar del Principato e allufficio postale.
Molto più reale delle pretese di Seborga è la terribile salita che in poche decine di km ci porta al colle di Fauniera. Colle per modo di dire, visto che sul valico già in provincia di Cuneo il nostro altimetro segna 2.520 metri. Ci saremo fermati già 8 km prima per far riposare il motore (e lo stomaco) al punto panoramico del Santuario di San Magno, meta di numerosi pellegrinaggi. Di fronte a noi la val Grana, il centro dellarea linguistica e culturale dei provenzali alpini, di pascoli, di solitudini, di Resistenza e silenzi di una valle che molto più di altre ha subìto i danni dello spopolamento.
Ma anche in questa zona un tesoro cè e ha laspetto di un formaggio, il Castelmagno, definito dal grande gourmet italiano Luigi Veronelli come il miglior formaggio del mondo. Già conosciuto nel 1100, il Castelmagno presenta una tipica venatura blu-verdastra frutto di particolarissime muffe che nel XIII secolo furono il pretesto di una guerra trentennale fra Cuneo e Saluzzo.
Prima di inoltrarci nellentroterra, una breve visita alla vicinissima Cervo, un borgo che vanta la splendida chiesa dei Corallini, il maggior monumento barocco della Liguria di Ponente. La chiesa ha una particolarità: dallAurelia vi si scorge arroccata unimponente statua della Madonna che, una volta sotto ledificio, scompare misteriosamente dalla vista. Incredibile.
Incredibile come il villaggetto abbarbicato sulle prime montagne alle spalle di Bordighera che vanta una presunta indipendenza sullo Stato italiano grazie a un vecchio cavillo burocratico risalente allUnita dItalia. Il Principato di Seborga (14 kmq) ha le sue guardie di frontiera, il suo reggente (Giorgio Pistone, ribattezzato Giorgio I) e la sua moneta (1 luigino = 6 USA $) che i 362 abitanti (ma perche no, anche i turisti) possono spendere in uno dei due bar del Principato e allufficio postale.
Molto più reale delle pretese di Seborga è la terribile salita che in poche decine di km ci porta al colle di Fauniera. Colle per modo di dire, visto che sul valico già in provincia di Cuneo il nostro altimetro segna 2.520 metri. Ci saremo fermati già 8 km prima per far riposare il motore (e lo stomaco) al punto panoramico del Santuario di San Magno, meta di numerosi pellegrinaggi. Di fronte a noi la val Grana, il centro dellarea linguistica e culturale dei provenzali alpini, di pascoli, di solitudini, di Resistenza e silenzi di una valle che molto più di altre ha subìto i danni dello spopolamento.
Ma anche in questa zona un tesoro cè e ha laspetto di un formaggio, il Castelmagno, definito dal grande gourmet italiano Luigi Veronelli come il miglior formaggio del mondo. Già conosciuto nel 1100, il Castelmagno presenta una tipica venatura blu-verdastra frutto di particolarissime muffe che nel XIII secolo furono il pretesto di una guerra trentennale fra Cuneo e Saluzzo.