La terra del rimorso
Magia, celebrazione, sentimento religioso. La storia della tarantola salentina e i gruppi musicali che guidano la 'liberazione' attraverso il ballo
Quando nellestate del 1959 Ernesto De Martino svolse la sua ormai celebere inchiesta antropologica sul Tarantismo nel Salento , in pochi potevano prevedere gli esiti che lo stesso De Martino pubblicò nel 1961 nellopera La terra del rimorso. A Nardò, Galatina, Maglie e altri paesi dellestremo sud della Puglia, léquipe guidata dallo studioso napoletano sollevò un velo antico di millenni, dove i riti del cristianesimo si legavano direttamente alle antiche tradizioni religiose pagane.
Il morso dellaracnide velenoso - la tarantola - non è più interpretato in senso realistico, ma viene intriso da De Martino di una serie di significati che attingono a gran parte delle scienze umane, alle religioni popolari e allantropologia. Le danze sfrenate che tradizionalmente erano intese come il mezzo per guarire dal veleno della taranta, divengono - nellanalisi e nel racconto de La terra del rimorso - lo strumento per esprimere e forse per guarire da mali ben differenti.
Già nel XVII secolo il Gesuita Athanasius Kircher aveva esaltato nella sua Musurgia universalis il potere terapeutico della musica per la cura del morso della tarantola. Lungi dal darne uninterpretazione antropologica complessa, come farà De Martino, Kircher assegna comunque alla musica la forza universale della guarigione descrivendo una sorta di microcosmo ferito che va ricomponendosi grazie allarmonia dei suoni. Il più celebre dei brani da lui riportato è lAntidotum tarantulae, brano dolce e molle utile per coloro che avevano inclinazioni melanconiche: "Era cosa meravigliosa vedere come con canti del genere si placavano i sentimenti di tristezza, di amore, di ira e di vendetta".
Prima e dopo Kircher non mancano notizie e osservazioni sul morso della tarantola, ma dobbiamo attendere la ricerca di De Martino per fare uscire il tarantismo dallesclusiva sfera magico-religiosa per inserirlo in un contesto sociale e culturale, dove il morso diventa rimorso, coscienza di una sofferenza che si disvela. Negli sfrenati balli dei tarantati esplode tutto il dolore inespresso delle classi subalterne; limpossibilità ad esistere che si protrae per tutto lanno è abbandonata per alcuni giorni.
Terra, magia, cultura, celebrazione, sentimento religioso si fondono in un unico rituale che utilizza come mezzo essenziale la musica: la pizzica tarantata. Le sofferenze di un intero popolo passano dal morso rivelatore della tarantola alla liberazione collettiva grazie alla musica come terapia.
Oggi la pizzica sopravvive non più nella sua funzione sociale che ci racconta De Martino, ma come luogo della memoria coltivato dai numerosi gruppi musicali che vi lavorano - quali Ajara, Lu rusciu nosciu, Aramirè, Terreneure - come festa collettiva che libera le proprie energie in occasione delle feste che oggi si concentrano nel periodo tradizionale della fine di giugno, oppure nel più affollato periodo di ferragosto.