Quaresima, poveri noi
Vecchie appese o bruciate, e poi tutti a mangiare povero
Sono diverse le usanze che accompagnano in tutta Italia la Quaresima.
A Martina Franca, in Puglia, resiste ancora il rito della Quarantana (in Calabria è la Coraìsima), una bambola di pezza raffigurante una vecchia che lusanza vuole venga sospesa ad un filo annodato tra due balconi. Alla nonnina è legato un sacchetto trasparente con una bottiglia di vino, un'arancia e i sei taralli che, tolti uno per uno ogni domenica, segnavano larrivo della Pasqua.
Di peggio accade in Valdichiana con la tradizione del Segalavecchia, una sorta di processo satirico di cui sopravvive ancora una canzone. O a Pordenone dove si celebra il "Rogo della Vecia" che termina con un falò sul quale è bruciato un fantoccio che rappresenta tutti i mali dell'anno trascorso.
Si tratta duna tradizione di Metà Quaresima tipica non solo del Friuli Occidentale, ma sparsa in vari luoghi posti in una lunga fascia d'Europa che va dal Portogallo allUngheria, e che in particolare in Italia tocca la Lombardia, il Veneto, lEmilia, la Toscana e il Friuli.
In sintesi, un fantoccio di vecchia viene portato, la sera di Mezza Quaresima, in processione, processato, accusato di tutti i mali della comunità locale e condannato al rogo malgrado limpegno dellavvocato difensore.
Nella tradizione la Quaresima coincide quasi ovunque con lastinenza da carne e latticini, ma in molti centri calabresi o siciliani il 19 marzo, San Giuseppe, si vedono banchetti popolari che ricalcano lusanza, in questo giorno particolare, di spartire la tavola con i poveri. Ieri erano pane e ceci (e per questo San Giuseppe in Calabria ha il nomignolo di "u ciciararu"), mentre oggi si può assistere a tavolate imbandite con frittate, verdure, formaggi e naturalmente pane. La tradizione è particolarmente viva a Salemi (Trapani), Santa Croce Camerina (Ragusa), Ramacca (Catania) e Riesi (Caltanissetta).
Sulle rive del lago Trasimeno, nel perugino, resiste, seppur molto edulcorata dal consumismo, la tradizione quaresimale del torcolo, una ciambella di farina, zucchero, uova e olio buono, che viene mangiato le prime tre domeniche di Quaresima a SantArcangelo, Fontignano e Montali.
Per la sua forma ad anello un tempo era associato allannunciazione di un matrimonio in paese o a gesti di scherno per le zitelle, mentre oggi il torcolo è rimasto solo un dolce artigianalmente ben fatto e molto gustoso.
A Martina Franca, in Puglia, resiste ancora il rito della Quarantana (in Calabria è la Coraìsima), una bambola di pezza raffigurante una vecchia che lusanza vuole venga sospesa ad un filo annodato tra due balconi. Alla nonnina è legato un sacchetto trasparente con una bottiglia di vino, un'arancia e i sei taralli che, tolti uno per uno ogni domenica, segnavano larrivo della Pasqua.
Di peggio accade in Valdichiana con la tradizione del Segalavecchia, una sorta di processo satirico di cui sopravvive ancora una canzone. O a Pordenone dove si celebra il "Rogo della Vecia" che termina con un falò sul quale è bruciato un fantoccio che rappresenta tutti i mali dell'anno trascorso.
Si tratta duna tradizione di Metà Quaresima tipica non solo del Friuli Occidentale, ma sparsa in vari luoghi posti in una lunga fascia d'Europa che va dal Portogallo allUngheria, e che in particolare in Italia tocca la Lombardia, il Veneto, lEmilia, la Toscana e il Friuli.
In sintesi, un fantoccio di vecchia viene portato, la sera di Mezza Quaresima, in processione, processato, accusato di tutti i mali della comunità locale e condannato al rogo malgrado limpegno dellavvocato difensore.
Nella tradizione la Quaresima coincide quasi ovunque con lastinenza da carne e latticini, ma in molti centri calabresi o siciliani il 19 marzo, San Giuseppe, si vedono banchetti popolari che ricalcano lusanza, in questo giorno particolare, di spartire la tavola con i poveri. Ieri erano pane e ceci (e per questo San Giuseppe in Calabria ha il nomignolo di "u ciciararu"), mentre oggi si può assistere a tavolate imbandite con frittate, verdure, formaggi e naturalmente pane. La tradizione è particolarmente viva a Salemi (Trapani), Santa Croce Camerina (Ragusa), Ramacca (Catania) e Riesi (Caltanissetta).
Sulle rive del lago Trasimeno, nel perugino, resiste, seppur molto edulcorata dal consumismo, la tradizione quaresimale del torcolo, una ciambella di farina, zucchero, uova e olio buono, che viene mangiato le prime tre domeniche di Quaresima a SantArcangelo, Fontignano e Montali.
Per la sua forma ad anello un tempo era associato allannunciazione di un matrimonio in paese o a gesti di scherno per le zitelle, mentre oggi il torcolo è rimasto solo un dolce artigianalmente ben fatto e molto gustoso.