Un po' di Sardegna a Notting Hill
"Mio padre si chiama Franco, e' arrivato a Londra nel 1949. E' nato a Oruno, un minuscolo paesino in provincia di Nuoro. Dopo la leva militare ha capito che li' per lui non ci sarebbe stato futuro. Allora ha preso una valigia di cartone, l'ha riempita con qualche vestito, un po' di cibo, molte speranze ed e' partito. Un viaggio lunghissimo, quattro giorni di corriere, treni e traghetti, le frontiere di Svizzera, Francia e Inghilterra, poi finalmente Londra."
Antony Pisanu è un distinto signore di mezza età, a capo di una piccola fortuna, che comprende tre ristoranti di successo e due bar alla moda nei quartieri più esclusivi di Londra. Nonostante la cittadinanza inglese, il matrimonio inglese e, soprattutto, un nome inglese, continua a sentirsi italiano (anzi "sardo al 100%"), forse per questo preferisce raccontare la storia della sua famiglia in un italiano stentato piuttosto che in inglese.
"Il primo lavoro di mio padre è stato lo sguattero, oggi si dice lavapiatti, in realtà lui lavorava dalle 7 della mattina fino a mezzanotte in un ristorante francese in Mayfair con mansioni di ogni tipo. Né giorni di permesso né vacanze, solo qualche ora libera a ferragosto e a Natale. Lo stipendio gli era sufficiente per pagare la stanza dove dormiva. Una stanza, senza bagno, che condivideva con due polacchi e un belga. Ovviamente non conosceva una parola dinglese ma con il belga aveva legato."
"La sua vita comprendeva esclusivamente il lavoro, anche perché lintegrazione allepoca sembrava impossibile. Gli inglesi trattavano gli stranieri con poco rispetto, anzi proprio non li consideravano. E mio padre non faceva eccezione. Non era razzismo, piuttosto indifferenza, una chiusura culturale. Così gli italiani stavano tra loro, gli ispanici anche, gli orientali pure."
"Come tutti i sardi, mio padre è un uomo molto ostinato, tenace, non ha mai mollato e con gli anni è riuscito a conquistarsi la fiducia del titolare, che lo ha promosso prima cameriere, poi aiuto-cuoco ed infine cuoco. Nel frattempo ha conosciuto mia madre Mariella. Anche lei italiana, nata in provincia di Como, che lavorava come domestica presso una ricca famiglia russa."
"Negli anni sessanta Londra non era ricca come oggi, ma aveva ugualmente una forte carica attrattiva. Le opportunità di lavoro erano numerose, le paghe sempre migliori e sembrava che tutto fosse possibile. Il 1961 è stato lanno della svolta, i miei genitori hanno deciso di sposarsi e aprire un bar tutto loro, Little Italy, in un quartiere residenziale, Notting Hill. Unintuizione fortunata che di lì a poco si sarebbe rivelata decisiva. Dopo un paio di anni sono nato io, praticamente sono cresciuto nel bar, lo tenevamo aperto 19 ore al giorno. Era il punto di ritrovo per molti italiani, che finalmente potevano sentirsi come a casa loro, sorseggiando un buon caffè. Si parlava un italiano con accenti calabresi, pugliesi, veneti e liguri. Tutti emigrati in cerca di fortuna. Gente del sud, specialmente. Ho sentito tante storie, non tutte finite bene, purtroppo: ricordo un tizio di Taormina, sempre ben vestito con una catena doro grossa così, che ogni giorno, alla stessa ora, veniva a bere il caffè da noi. Improvvisamente sparì, nessuno più lo vide, solo in seguito si seppe che era un mafioso scappato dalla Sicilia per paura di essere ucciso. Beh, lavevano preso."
"Nel corso degli anni settanta e ottanta Londra è cambiata radicalmente, è diventata una metropoli davvero cosmopolita, in continua espansione, dove puoi trovare tutto ciò che cerchi, a qualsiasi ora. Una città che non dorme mai, frenetica, anche confusa, competitiva, che ti disorienta per la sua combinazione di tradizione e rinnovamento. Noi siamo stati bravi e fortunati, abbiamo aperto nuovi bar e ristoranti, anche grazie alle nostre origini italiane. LItalia è un marchio di garanzia a Londra. La nostra abilità è stata quella di conquistarci un posto non solo nel mercato dei turisti, ma anche in quello degli inglesi, ben più difficile, a cui cuciniamo i piatti della tradizione sarda. Sono stati nostri ospiti Robbie Williams, Elton John, la stupenda Naomi Campbell ma soprattutto Gianfranco Zola che in questi anni con la educazione e la sua classe ha fatto unincredibile pubblicità agli italiani. Il mio sogno è di poter ospitare un giorno il primo ministro Tony Blair."
"Le soddisfazioni sono state tante, e non solo economiche. Mio padre può essere fiero della stima che lo circonda. Perché nessuno gli ha mai regalato nulla. Ancora oggi la sua dedizione al lavoro è totale. Da lui ho imparato a non abbassare mai la guardia: so che la strada sarà ancora in salita, sono pur sempre un italiano, figlio di emigrati italiani. E Londra è accogliente quanto crudele."